Tempi Verbali e Strutture Narrative: l’Analisi Computazionale dei Morfemi Temporali nei Testi Narrativi Italiani tra Realismo e Modernismo

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  1. 1. Fabio Ciotti

    Università di Roma Tor Vergata

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Il problema: la transizione al modernismo nella letteratura Italiana

La transizione dal Realismo al Modernismo, che

caratterizzo tutte le grandi letteratura nazionali oc-cidentali nei decenni a cavallo tra l’800 e il 900, e uno dei periodi storico letterari che piu hanno attirato l'attenzione della storiografia e della critica let-teraria. Si tratta di un fenomeno di portata globale nelle culture occidentali che ha tuttavia avuto speci-ficita stilistiche, scansioni temporali, espressioni di poetica e di produzione testuale diverse in ciascuna tradizione nazionale.

Nella storiografia letteraria italiana la categoria del “Modernismo” ha avuto una fortuna assai scarsa e solo nell'ultimo ventennio essa e entrata nel dibat-tito teorico, soprattutto per iniziativa di studiosi con prevalente orientamento comparatista (Luperini, 2014; Somigli e Moroni, 2004; Pellini 2004; Gug-lielmi, 2001). Per lungo tempo infatti si sono prefer-ite nozioni storico letterario come quella di Decadentismo, soprattutto sulla scorta dell'influente la-voro di Salinari (Salinari, 1960) - e in generale di tutta la critica di impianto marxista storicista - secondo cui nel corso dell'ultimo decennio dell'Otto-cento comincia a profilarsi, negli ambienti intel-lettuali italiani, quella “coscienza della crisi”, che caratterizzera la civilta europea a cavallo tra i due secoli. Una crisi epocale dell'universo ideologico, culturale ed epistemico che aveva dominato nella seconda meta del secolo precedente, e che aveva dato vita alla stagione del Realismo sul piano letter-ario e del Positivismo su quello filosofico.

Questa periodizzazione e categorizzazione ha ov-viamente determinato per lungo tempo notevoli dif-ficolta nel collocare le opere degli autori principali della letteratura italiana tra i due secoli: in primis Pirandello e Svevo, ma anche Tozzi e, in parte almeno,

D'Annunzio (Castellana, 2010). Ma l'impianto analit-ico storicista alla base di tale inquadramento storio-grafico, concentrato sulla analisi delle poetiche e dei fattori socioculturali e strutturali di contesto della produzione letteraria, ha avuto anche una ulteriore conseguenza: fatta eccezione per alcuni grandi pro-tagonisti, le cui opere sono state analizzate con grande attenzione, di rado si è cercato di verificare quali fossero i tratti testuali della produzione let-teraria che permettessero di giustificare le proposte interpretative. La nostra ricerca si è posta dunque come obiettivo la ricerca di quei caratteri testuali in-trinseci che fossero in grado di supportare o meno la tradizione interpretativa e storiografica.

Il paradigma metodologico: distant reading “critico”

Uno dei temi che hanno ravvivato il dibattito

metodologico dell'ultimo decennio in ambito teorico

e storico letterario è il paradigma del distant reading proposto da Franco Moretti (2013b). La proposta di Moretti, si noti, nella sua formulazione originale non voleva tanto promuovere l'uso di specifici metodi quantitativi computazionali nell’analisi dei testi (ció che è poi divenuto preponderante nella “vulgata morettiana”), quanto piuttosto richiamare sulla ne-cessità di affrontare una classe di problemi letterari che l'analisi tradizionale non riesce a descrivere cor-rettamente.

Abbiamo più volte espresso le nostre riserve te-oriche e metodologiche su alcuni aspetti e applica-zioni di questo approccio, riconoscendone tuttavia la validità qualora esso sia applicato su domini e aspetti testuali di adeguato livello descrittivo (per intenderci, fenomeni che comportano l'analisi di corpora testuali vasti per individuare macro-fenomeni sincronici e diacronici), e la sua applicazione sia gui-data da un adeguato inquadramento teorico e da specifiche ipotesi interpretative (Ciotti, 2014; 2016).

Crediamo che il problema che ci siamo posti e la sua dimensione cronotopica (la tradizione letteraria Italiana nel periodo che va dalla metà del 1800 al 1920) sia un candidato ottimale per una indagine ba-sata sul distant reading e sui connessi metodi com-putazionali. Nel nostro studio abbiamo circoscritto il dominio dell'analisi alla produzione narrativa (sia nella forma romanzo sia nelle forme brevi) che, per vari rispetti, rappresenta in modo prioritario le problematiche individuate in apertura.

Per quanto riguarda l'inquadramento teorico, si-amo convinti che un metodo di analisi computa-zionale riveste interesse in ambito critico letterario nella misura in cui fornisce dati osservativi che possano essere correlati a termini o nozioni teoriche adottate in una ipotesi interpretativa. Moretti nel suo lavoro più eminentemente metodologico, adotta la nozione di “operazionalizzazione” derivandola dalla epistemologia di P.W. Bridigman (Moretti, 2013a). Non concordiamo con il riduzionismo quan-titativo presupposto nella accezione dell'opera-zionalismo di Moretti. Preferiamo concepire l'analisi computazionale non esclusivamente come un metodo quantitativo/numerico, ma come l'elabora-zione di un modello formale funzionalmente iso-morfo al dominio, cui si possono applicare processi computazionali. Da punto di vista critico si tratta di una versione computazionale della nozione di inter-pretazione critico/semiotica proposta da Umberto Eco (1990).

Il metodo: i tempi verbali nel testo e le tesi di Weinrich

Muovendo da queste considerazione metodo-logiche, il nostro lavoro ha richiesto in prima istanza

l'individuazione del quadro teorico di riferimento.

Da questo punto di vista ci e sembrato che lo studio del sistema dei tempi verbali secondo le indicazioni a suo tempo fornite da Harald Weinrich (1978) potesse fornire importanti indicazioni per l'analisi narratologica (Cazalé, 1989; Segre, 1985).

Per Weinrich i tempi verbali, nella loro dimen-sione testuale, non possono essere considerati esclu-sivamente dei veicoli lessicali atti ad esprimere il “passato”, il “presente” e il “futuro” in quanto attrib-uti del tempo reale. A tale visione “referenzialista” lo studioso tedesco oppone una teoria funzionalista dei tempi verbali, i quali, in quanto morfemi ostinati (presenti in gran copia, dunque, in ogni tipo di testo), fanno parte dei segni istruzionali a disposizione dell'emittente per orientare la ricezione del messag-gio da lui emesso. I tempi verbali, dunque, apparten-gono alla classe dei deittici, poiché modellizzano la relazione tra il processo di comunicazione e il testo stesso: essi hanno la funzione di istituire e orientare il processo comunicativo, come istruzioni che il let-tore deve seguire per recepire la catena sintagmatica correttamente (Weinrich, 1988).

Questo processo di mediazione avviene at-traverso tre funzioni fondamentali che caratter-izzano il sistema dei tempi verbali. Weinrich le individua in via empirica, basandosi su spogli e analisi di testi narrativi in lingue romanze, in tedesco e in inglese: opposizione tra tempi commentativi e tempi narrativi; divisione dei tempi tra funzione retrospet-tiva e funzione anticipativa; divisione dei tempi nar-rativi tra tempi del primo piano e tempi dello sfondo.

La distribuzione paradigmatica e sintagmatica dei tempi verbali nel testo, e le loro reciproche transizioni, dunque, costituiscono la manifestazione sul livello discorsivo del testo del rapporto comuni-cativo autore-mondo narrativo-lettore, e contribu-iscono a manifestare alcuni importanti aspetti strut-turali del testo narrativo:

1) rapporto tra autore/narratore e materia della narrazione (eventi e stati narrati);

2) realizzazione discorsiva dei rapporti tra in-treccio e fabula;

3) articolazione sintagmatica delle sequenze narrative e descrittive.

Individuare come e in che misura questi aspetti del testo si articolino nel corpus sia a livello dia-cronico sia a livello sincronico ci permette di indagare il problema della transizione al modernismo nella letteratura italiana partendo da dati tes-tuali, come ci eravamo prefissati.

Naturalmente la fenomenologia di questi ele-menti della semiotica narrativa non viene esaurita dalla distribuzione di tempi verbali, e a essa con-tribuiscono in misura notevole gli aspetti semantici della lingua. Si puo dire che il sistema temporale dei verbi costituisce un quadro strutturale di fondo che consente al lettore di orientarsi nella ricezione del testo, uno schema rispetto al quale ogni autore cos-truisce le sue deviazioni idiolettali.

L'analisi

La configurazione quantitativa e sintagmatica dei tempi verbali nei testi e una proprieta testuale lineare che puo essere soggetta a scrutinio computa-zionale con una relativa facilita - sebbene non siano pochi i problemi pratici da affrontare, soprattutto in ragione delle difficolta che emergono nell'applica-zione di sistemi di part of speech tagging al rile-vamento dei morfemi temporali composti, e in generale a un linguaggio letterario che differisce notevolmente da quello dei corpora cui sono abit-ualmente applicati. Data la natura statistica dell'ana-lisi tuttavia, una dose di errore statistico nel ricono-scimento dei morfemi temporali e comunque accet-tabile.

Il corpus testuale di riferimento (composta da circa 400 testi unici) e stato estratto in gran parte dalla collezione del progetto Bibit. Alcune ulteriori edizioni digitali sono state estratte da corpora mi-nori, tra cui le collezioni testuali prodotte dall'autore nel corso della sua pregressa attivita didattica e di ri-cerca.

I risultati ottenuti finora sembrano indicare che esiste una mutazione nella configurazione dei morfemi temporali coincidente con la transizione di fase letteraria. Questa a sua volta e funzionale a una destrutturazione dell'impianto narrativo realista che avviene sia mediante una rimodulazione dei canoni tematici, sia mediante la trasformazione delle strutture formali e compositive dell'intreccio e del rapporto tra voce narrante/punto di vista e situa-zione narrativa. La transizione di paradigma culturale di fine secolo si riflette dunque all'interno dei sistemi modellizzanti secondari (Lotman, 1990), come quello letterario, nell'abbattimento dei confini tra i generi, nella commistione tra stili e registri es-pressivi e nella rifunzionalizzazione delle strutture narrative.

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